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Di fronte al problema Covid-19, nelle ultime giornate, ho assistito a diversi modi di affrontare la problematica, modalità talvolta molto diverse tra loro. Sono stata colpita soprattutto da due atteggiamenti dicotomici, ovvero da chi sovrastima le informazioni disponibili, e da […]

Di fronte al problema Covid-19, nelle ultime giornate, ho assistito a diversi modi di affrontare la problematica, modalità talvolta molto diverse tra loro.
Sono stata colpita soprattutto da due atteggiamenti dicotomici, ovvero da chi sovrastima le informazioni disponibili, e da chi al contrario non dimostra alcun interesse verso di esse.
Mi sono detta, che forse, entrambi questi modi di valutare la realtà circostante nascono dal desiderio dell’individuo di proteggersi dal pericolo e di esercitare un controllo sulla paura.
Partiamo dal primo atteggiamento:
chi mette in atto misure preventive sproporzionate rispetto a quelle consigliate dalle Autorità sanitarie, inciampa in una irrazionale forma di ipercontrollo, con l’illusione che questo possa servire ad allontanare del tutto il pericolo e sottovalutando quanto invece l’aumento di stress, conseguenza di un controllo esagerato, porti al contrario a comportamenti poco produttivi, in quanto nati dall’irrazionalità e non da un esame oggettivo della realtà (ad esempio basti pensare alle lunghe file fuori dai supermercati per assicurarsi provviste di cibo, problema in realtà inesistente, ma contravvenendo alla direttiva di non creare affollamento di persone, problema in realtà esistente).
La paura è un’emozione, in quanto tale è giusta ed utile, tuttavia se supera la soglia che ne garantisce il suo contributo funzionale, si trasforma in panico, da qui i nostri comportamenti diventano disfunzionali poiché viene meno quel punto di equilibrio tra emozione e ragione, tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo.
Passiamo ora al secondo atteggiamento:
la tendenza a minimizzare il problema, affermando magari che le direttive delle Autorità siano esagerate, ipotizzo possa nascondere anche in questo caso, il tentativo di allontanare un sentimento di paura così difficile da gestire tanto da indurre la persona a convincersi che il problema non esiste, supportando tale convinzione con comportamenti altrettanto irrazionali e poco produttivi, come il non tenere minimamente conto delle disposizioni degli Organi competenti (ad esempio basti pensare alle immagini attuali in cui folle di persone si ritrovano in luoghi di divertimento dove risulta impossibile rispettare la regola del metro di distanza).
Il tentativo è di desensibilizzarsi dalla paura, ma non dare voce all’emozione fa nuovamente venire meno quel punto di equilibrio tra sentimento e rischio oggettivo.
Come vediamo, l’equilibrio è dato dalla compresenza di una giusta dose di emozione ed una giusta dose di pensiero razionale, eliminare una di queste due componenti sbilancerà il comportamento verso azioni inappropriate.
Risulta evidente che il modo per affrontare il problema Covid-19 in modo efficace, ovvero mediante comportamenti funzionali e corretti, sia di permettere alla paura di esprimersi, senza censurarla, per poi impedirle che si trasformi in panico attraverso pensieri razionali, i quali possono essere supportati dalle poche fonti informative affidabili: Ministero della Salute (http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus) ed Istituto Superiore di Sanità (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus).
Si scopre così che le misure preventive si compongono di poche e semplici azioni, ma che è importante seguire in modo individuale affinché il beneficio sia collettivo.
Sarebbe bello fare squadra in quanto insieme di persone con un obiettivo comune: investire attraverso piccoli gesti nella prevenzione, piuttosto che dover investire domani nella gestione di una crisi.
Auguro a tutti di trovare quel punto di equilibrio, la cui efficacia ed utilità non ha scadenza, poiché applicabile ad ogni situazione ed esperienza di vita.

Selene Anna Paolo
Psicologa e Psicoterapeuta


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