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Mangiare e bere sono una risposta a pulsioni fisiologiche attraverso le quali l’organismo richiede energia e nutrimento, tuttavia non vanno ridotte a semplice atto meccanico, rappresentano anche un’esperienza psicologica. L’alimentazione è connessa con la vita emotiva ed è condita da […]

Mangiare e bere sono una risposta a pulsioni fisiologiche attraverso le quali l’organismo richiede energia e nutrimento, tuttavia non vanno ridotte a semplice atto meccanico, rappresentano anche un’esperienza psicologica.

L’alimentazione è connessa con la vita emotiva ed è condita da molteplici aspetti psicologici: appagamento di un desiderio, valori, credenze culturali, e molto altro.

Esiste uno stretto rapporto tra il cibo e la vita affettiva, tanto da consentire al primo di divenire un modo di gestire le emozioni, il comportamento alimentare può ad esempio veicolare un bisogno di amore, o un modo attraverso cui mangiare (quindi tenere a bada) la propria rabbia, può ancora essere utilizzato come valvola di sfogo, come rifugio, come analgesico contro le sofferenze, o al contrario l’individuo può esprimere un disagio e bisogno entrando in conflitto con il cibo, evitandolo, in ogni caso il fattore comune è non saper utilizzare altri canali attraverso cui esprimere tutti questi contenuti e vissuti emotivi, in modo funzionale.

Sono meccanismi che talvolta possono diventare ricorrenti ed automatici, e ciò spiega perché in molti casi i Disturbi del Comportamento Alimentare sono di origine psicologica o psico-sociale, anche laddove non vi sia un disturbo diagnosticato, il modo di nutrirsi è spesso influenzato da determinate situazioni emotive. Rabbia, noia, tensione, ansia, stress ed altre emozioni, se non adeguatamente riconosciute e gestite possono essere confuse con la fame.

Le emozioni sono importanti, ancora di più lo è il loro riconoscimento.

Accade che in molti abbiano difficoltà a portare a termine diete alimentari, o che riescano a farlo senza riuscire nel mantenimento dei risultati a lungo termine, causa è il non occuparsi anche della dimensione psicologica, la quale consentirebbe di valorizzare il senso del piacere, non solo quello dell’obbligo.

Si, perché il piacere di stare in tavola e di assaporare il buon cibo fa parte del bello dell’alimentazione, non va demonizzato bensì trattato con cura, e mai come a Natale  ciò assume una forte connotazione sociale.

Questo è il periodo in cui sono molte le occasioni di convivialità, infatti condividere il cibo è da sempre uno dei modi fondamentali con cui stabilire e mantenere rapporti interpersonali. Non consideriamo come deleterio l’arrivo del periodo festivo, limitiamoci a controllare la situazione evitando le esagerazioni a tavola, ed evitando altresì di sottoporci ad eccessive restrizioni, in entrambi i casi i vissuti emotivi sono influenzati negativamente.

L’obiettivo non è  sovrastimare l’importanza della propria forma fisica, ma acquisire uno stile di vita ed abitudini alimentari rinnovate e sane, raggiungendo uno stato di equilibrio tra mente e corpo, essendo il loro legame imprescindibile al raggiungimento del benessere.

Esplorare il mondo interiore, rieducarsi all’ascolto di se, sono un allenamento che andrebbe eseguito in modo costante ma soprattutto in modo amorevole. Buone feste!

Selene Anna Paolo

 


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